Il Blog di Studiosedicinoni
uno spazio libero per i maître à penser di ieri, di oggi e di domani
Nei nostri tempi, dalle nostre parti, le guerre si fanno a mezzo dell’economia ma restano guerre.
L’Arte della guerra insegna che quando sei sotto assedio, sei più debole e destinato a sicura sconfitta puoi seguire una sola strada: far comprendere al nemico che non ti arrenderai e che hai accettato l’idea di dover morire cosicchè il tuo avversario sappia che se vuole ucciderti dovrà subire molte perdite.
Tsipras non ha fatto altro che applicare questo insegnamento. Ora il nemico sa che i soldati sono disposti a morire con e per il loro generale.
Il più forte sa invece che può sì annientare il più debole ma che farlo gli costerà molto caro. E vedrete che il più forte - anche se umiliato dall’aver scoperto che il suo servo è ora il suo padrone - accetterà di trattare una resa onorevole... rimpiangendo di non aver mai letto Sun Tzu.
L. C.
Siamo certi di essere migliori dei nostri politici? Certo che lo siamo.
Il massimo che possiamo concedere è dire che ce li meritiamo. Rifuggiamo l’idea che essi possano essere “speculari” a noi e -
men che mai - meglio dei noi.
Sbaglia quindi Il Presidente, il protagonista di Onorevole Catilina ad affermare “… e quando osservano il degrado morale e l’arroganza di chi li governa è la paura di scoprirsi marci e corrotti - come e più di noi - a fargli perdonare qualsiasi nefandezza commettiamo”.
Sì, il Presidente sbaglia di sicuro. O no ?
Cosa pensano i politici di noi? Come ci giudicano? Molti di loro non sono credibili ai nostri occhi. Ma noi lo siamo ai loro?
Onorevole Catilina si interroga sul rapporto degli italiani con il potere: una storia necessaria - almeno per me - perché
non possiamo più permetterci di considerare la nostra inazione meno grave della loro protervia e la loro arroganza più colpevole della nostra ipocrisia.
Liberamente ispirato alle Catilinarie ciceroniane – perché quel tempo molto somiglia a questo – Onorevole Catilina è dedicato ai giovani di questo Paese; una generazione esiliata nella sua stessa Patria che osserva avvilita il potere divenire sempre più avido e i cittadini trasformarsi in servi sciocchi e decerebrati.
Qualcosa si deve pur fare: e come sempre si comincia dalla consapevolezza.
Dostoevskij diceva che la rivoluzione è parricidio perché uccide il sistema che la genera. Ebbene quando la rivoluzione arriverà - perché la Storia ci insegna che prima o poi arriverà – siamo certi di sapere da quale parte della barricata ci troveremo?
Luca Cedrola
Non è vero che il miglior disprezzo è la noncuranza. Il miglior disprezzo è il disprezzo.
Jean Leguirec
Più frequento l'esistenza più mi accorgo che vi è un luogo dell'anima a cui devo tendere.
Esso si trova esattamente dove si realizza la giusta distanza tra me e chi mi vuole bene... e chi non me ne vuole.
Jean Leguirec
Se osservi una sequenza di bianco e di nero scorrere lentamente innanzi a tuoi occhi li saprai distinguere. Ma se la sequenza scorre più veloce non potrai più farlo: e vedrai solo grigio.
Nella nostra vita, invece, le cose ci appaiono grigie. Quando acceleriamo, però, il grigio scompare e torna il bianco con il nero. Ecco, io in questi giorni ho corso molto… ed ora so molto meglio distinguere dove è il bianco e dove è il nero.
Jean Leguirec
Se pensi che possa cambiare il mondo ti sbagli alla grande.
E' già tanto se mi cambio le mutande.
Caparezza, Abiura di me.
Oggi per la giornata mondiale contro la violenza sulle donne
Caddero pietre
E poi caddero pietre
sui loro corpi impauriti
fin quando non parvero
gracili fiori, appassiti.
E poi le umiliarono
con fiumi di frustate
colpendo il loro ventre
a calci e bastonate.
Bruciarono felici
le loro carni bianche
stuprando senza requie
quelle donne stanche.
E quando la morte
sentirono implorare
decisero, ridendo,
che potevano sparare
….e la mattina dopo
un uomo in giubba rossa
pisciava fischiettando
ai piedi della fossa.
da " la ricorrenza delle cose" di Luca Cedrola
Studiare forse è folle. Non studiare lo è sicuramente.
Jean Leguirec
Chi è pazzo ha il dovere di guarire
Chi non lo è ha il diritto di esserlo.
Jean Leguirec ( tratto da La Salpétrière, la lezione di Charcot)
La follia non è l'opposto della ragione; è solamente il suo alter ego. Solitamente chi perde è pazzo e chi vince ha ragione.
Jean Leguirec tratto da Il metodo Bènédicte
Mentre assistevo allo spettacolo di Peter Brook tratto da "Lo spopolatore" di Beckett il mio primo pensiero è stato quello di presenziare ad un atto di offesa verso il Teatro e quindi verso l'Arte. Ma a ben riflettere penso che Peter Brook volesse offendere noi; sì noi spettatori ( almeno quelli napoletani ). E penso anche che abbia fatto bene. Perchè se siamo così stolti da elargirgli - a mezzo del Napoli Teatro Festival - tanto denaro per fare esperimenti di "non teatro" beh, in fondo cosa pretendiamo ? Che ci rispetti pure...
L. C.
Il Calcio è un gioco ed uno sport, ma anche rivincita sociale e sfogo e distrazione da una vita sempre più complicata da affrontare, con slalom tra difficoltà economiche e personali.
E quindi, come tale, non va sottovalutato.
A molti non piace vedere 22 uomini in calzoncini rincorrere una palla, molti altri invece apprezzano la bellezza e la complessità degli schemi di gioco ed i virtuosismi dei campioni.
Altri ancora sono infiammati dalla passione di quella malattia chiamata “ tifo “, che spesso acceca e fa vedere le cose in maniera poco obiettiva, conforme al proprio campanile.
Ma come recita l’acronimo della federazione: FIGC, Federazione Italiana Gioco Calcio, è pur sempre un gioco, dove la vittoria dovrebbe alternarsi tra i vari partecipanti, e non essere monopolio di pochi. Tra i più bravi, ovviamente, che quasi sempre sono, e de Coubertain non me ne voglia, i più ricchi. Quelli dotati di più mezzi economici, che si traducono in mezzi tecnici.
Ma mai i più prepotenti.
E sabato sera abbiamo assistito ad un vero e proprio atto di prepotenza.
La squadra che spesso vince e domina per la bravura dei suoi calciatori, e mi riferisco alla Juventus, che vuole comunque dettar legge anche quando non ci riesce sul campo, nel rispetto del gioco e dei suoi regolamenti.
Piegarli sempre ai suoi voleri ed al proprio tornaconto non è possibile!
E qui forse, casco io nel campanilismo, ma gli episodi di Pechino sono ancora freschi.
Eppure abbiano fatto buon viso a cattivo gioco, si volta pagina e si va avanti.
L’arbitro è un essere umano, e come tale può sbagliare, e di errori arbitrali ne sono pieni i campionati. Non solo il nostro, ma tutti!
Non era forse un dirigente bianconero a dichiarare, poche settimane fa, che alla fine dei giochi, la somma degli errori, nella media, li avrebbe mandati tutti praticamente in pari, quindi annullandoli, senza favorire nessuno?
Lo stesso ha accusato apertamente un arbitro di favoritismi, mentre tutta la panchina della sua squadra, allenatore in testa, gli si scagliava addosso cercando di intimidirlo per condizionarne la decisione.
E come faccio io, Napoletano, a non pensare a quei generali Savoia, che dopo aver raso al suolo interi paesi inermi, chiamavano Briganti quei pochi patrioti superstiti?
Attenzione, perché dopo 150 anni, noi siamo tutti Italiani, e senza nessun sentimento palestinese di rivalsa, ci alziamo alle note di Fratelli d’Italia, ma un comportamento simile va punito, nel nome della giustizia morale e, senza voler sembrare altisonante, nel nome dell’Unità d’Italia.
Altrimenti non ci crediamo più, che non siamo stati colonizzati, che non esistono cittadini di serie B, che siamo tutti uguali.
Fortunatamente, mentre scrivo, mi giunge notizia che i colpevoli di questo atto di prepotenza, sono stati sanzionati.
Viva l’Italia!
LUCA MUROLO
Sul fondo dell'abisso si manifesta l'essenza della poesia (e non solo di questa) e su questo avvicinarsi al fondo dell'abisso si misura il grado di forza, di capacità rischiaratrice della verità, dei poeti (non tutti, sono rari soltanto quelli che toccano il fondo: nel verso, nella scelta di guardare in faccia alla morte , penso ad Allan Poe al racconto Il Mallstromoppure a Giorgio Colli). Certo, nelle antologie letterarie non troverete a questo, nessun accenno, perché i loro compilatori hanno difetto di tragico, di male radicale, di luce e di tenebra; non sanno, non percepiscono nulla...
Si può essere rivelatori e testimoni di un tempo che non giustifica nulla – se non solo il suo stesso scorrere- arrivando così a un momento di fortissima illuminazione, e che trascrivo in maiuscole: chi più partecipa di questo arcano, più s'iscrive tra pensatori e i poeti:
NELLA NOTTE DEL MONDO, L'ABISSO DEL MONDO DEVE ESSERE SPERIMENTATO E PATITO, E PER QUESTO BISOGNA CHE TALUNI ESSERI AFFACCIANDOSI SULL’ENIGMA PERCEPISCANO IL FONDO DELL'ABISSO.
C’è al mondo qualcuno che non abbia avuto, di Altrove e di Assoluto, fame?." (G. Ceronetti, Siamo fragili, spariamo poesia, ed. Qiqajon, Magnano, BI)
L'umanità è ardimentosa e curiosa, ma è specialmente presuntuosa e ignorante. Questo alla fin fine non è del tutto un male - sapere tutto non è saggezza, e certe verità sarebbe più saggio ignorarle. Siamo circondati dai nostri limiti - siamo circondati dal mistero e dall'ignoto pauroso. La scienza, e i suoi derivati, è solo uno degli strumenti per allontanare dall'uomo la paura dell'ignoto ma la menzogna alla base di questa illusione evidente, come la stessa menzogna è presente nell’inganno della salvezza tramite la fede, perché la verità è che siamo già tutti salvi.
Si può sfuggirne con la poesia, con la parola che accetta e giustifica l'ignoto e la paura dell'ignoto - e su di essa incide le mappe per una coraggiosa esplorazione di ogni faccia del cosmo.
Un amico mi raccontò che, ateo dalla nascita, a una certa età aveva iniziato a credere in Dio. Gli chiesi perché, se ci fosse una ragione. Lui mi disse che non voleva spiegarlo. Allora capii la sincerità della sua strana conversione, e la sua fondatezza, e la verità che conteneva.
Perché credo che anche nel non dire, nel tacere, ci sia verità, e sapienza. Nel non sapere, paradossalmente, può esserci altrettanto sapere, ma questa è la verità antica ma già moderna di Socrate.
Il nostro linguaggio è limitato solamente ad un metodo di lettura del mondo; ma quali parole possiamo usare per dire ciò che che non è il mondo che vediamo? Quale realtà definibile può spiegare una realtà indefinibile? Quale comunicazione può esserci riguardo a un qualcosa di incomunicabile?
Leggiamo il mondo con la scienza, sulla base di un metodo logico e dalla pretesa oggettività: ma siamo sicuri di voler ignorare ciò che che non possiamo esperire? L'insufficienza che avvertiamo di fronte alle spiegazioni razionali ne è la conferma. Ah! Filosofi, filosofi!!!!! Le Brihadaranyaka Upanishad erano arrivate a questo prima di voi senza gli inganni ai quali ci avete ammansiti. Nessuna determinazione verbale riuscirebbe a renderne la natura: "non così, non così" (neti neti): è l'unica espressione applicabile all'energia cosmica. Chi riflette su tutto questo, scoprirà che Dio abita già nel suo stesso cuore, e capirà di essere già salvo.
Ci affrettiamo dietro alla conoscenza, ma i mezzi che abbiamo non sono adeguati, e dobbiamo attrezzarci con strumenti diversi: il linguaggio, il principale e più naturale che abbiamo, non basta una volta entrati in territori al di là della logica. Per questo a volte è più saggio tacere che dire l'ombra incompiuta di una verità, o rivelare un segreto che può non essere capito.
Per questo ci si dedica all'arte, scrivendo frasi oblique e allusive: per fuggire le strade della comunicazione diretta, sapendo che il suo obiettivo fallirebbe. Con i versi, misteriosi e imprendibili ma capaci di nascondere un bagliore di verità, allora si può istituire una conoscenza.
Una poesia può apparire incomprensibile o insensata: ma dietro alla sua oscurità c'è un'altra e più nuova visione del mondo. Saperla cogliere, al di là della bizzarria questo è ciò che occorre. Perché scrivere in "prosa", scrivere "chiaro", non è altro che scienza.
Chi fa arte, chi fa poesia - sono le api dell'invisibile. Pensate a cosa si attinge quando si chiudono gli occhi, quale vivanda si distilla, quele intenso nettare si assapora.
Chi legge come chi scrive non cerca idee nuove, ma pensieri già da altri pensati, che acquistino nella memoria o sulla pagina un suggello di conferma.
Credo che almeno una parte di ciò che ho appena detto sia vero. Ma chi potrà mai darmene certezza?
E' più frequente, anziché abbandonarsi a sponde ignote e quasi barbare, vedere riconfermate nella lingua d'un altro le proprie prove, i propri pensieri; e uscire dalla lettura come fortificati.
O cercare, se non pensieri già pensati, almeno chiavi per porte che portavamo dentro, da tanto tempo, senza riuscire ad aprirle.
“Un giorno stavo guardando i libri della mia stanza. Ripensavo alle occasioni che mi avevano portato all'acquisto di uno o dell'altro; pensavo alle volte che li avevo letti, a quello che ci avevo trovato dentro, o a quello che non vi avevo trovato. Li osservavo ordinati sugli scaffali secondo un preciso criterio; se avessi chiuso gli occhi avrei saputo ricostruire perfettamente la loro successione. Ogni settimana, da molti anni, la mia libreria cresce, con lentezza e pazienza, come un albero. Guardando i miei libri e pensando alla storia di ciascuno di loro, al modo in cui li avevo incontrati, mi è venuto in mente che una biblioteca uguale alla mia, con gli stessi libri ordinati allo stesso modo, non ce l'ha nessun altro. Molti avranno letto alcune cose che ho letto io, così come io posseggo molti classici che probabilmente mancano a pochi. Molti libri mi sono stati prestati; altri, che io ho prestato a qualcuno, non mi sono più tornati. Ma i libri che sono lì, su quegli scaffali della mia stanza, sono lì per una scelta precisa, la conseguenza di un gesto o di un pensiero che ogni volta è stato significativo, e che ogni volta ha portato a un altro gesto, o ad altri pensieri. Ma quello stesso numero di volumi, quell'elenco preciso di titoli ce l'ho solo io. Ognuno di noi possiede, grande o piccola, una raccolta di libri, che sia disposta su scaffali, mobili, accatastata per terra o abbandonata in giro per casa, conservata in un salone, in una cameretta, in uno studio, in un solaio. Ma nessuna è uguale a quella di un altro, dovesse differire anche soltanto per un titolo, o per la data di un'edizione, o per l'ordine in cui è conservata. La biblioteca di ognuno di noi è diversa, è speciale, ha un'individualità definita e precisa, cresciuta insieme a quella del suo raccoglitore”.
Da F.Cuomo, " Quell'estate psichedelica del '66". lampi di Stampa, Milano 2006
Ho recentemente avuto modo di rileggere un libriccino di Thomas Mann, Considerazioni di un impolitico. E’ un saggio del 1918, scritto perciò in uno dei periodi di crisi più acuta del Novecento. In esso lo scrittore tedesco rivendica la libertà interiore da ogni faticoso impegno ideologico, difendendo la fantasia da ogni mortificante imposizione morale, l’indipendenza dell’intimità da ogni intrusione delle parole d’ordine e delle opinioni manipolate. Thomas Mann, però, in questo libro interpreta anche l’estetismo in una chiave assai più seria di quanto non si faccia abitualmente, l’estetismo come antidoto al politico e questa interpretazione la sento oggi più che mai necessaria, nel clangore stultifero delle dichiarazioni di programmi tutti uguali presentati con malcelata indifferenza formale e con sciatta predisposizione al claim pubblicitario. C’è uno spazio dove sempre di più mi rifugio per garantire al mio spirito una sopravvivenza: è lo spazio della letteratura e dell’arte, ma, tenendo bene in mente la lezione di Mann, anche queste due isole non sono isole felici. La vita nell’epoca del nichilismo è malata, continua a dirci lo scrittore, ma ad essere malata è anche l’arte. Ciò che ha avuto inizio come antinomia tra trascendenza estetica e grossolano empirismo politico, tra lo stato malaticcio dello spirito e la prorompente buona salute della vita, si ritrova e si unisce in una armonia infernale. Ciò che si legge oggi sui giornali è diventato per me fastidioso background noise, rumore di fondo, che oltre ad inquinare lo spazio della mia individualità fa rovinare anche la mia estetica, le forme del mio vivere, il mio buon gusto, elementi che costituiscono, a mio avviso, il nerbo di una morale alta o di una più consistente etica dell’impegno. Ritorno ad un mio libro introvabile del 1996, e scusatemi se mi autocito, I simulacri della malinconia, nel quale sostenevo la tesi che l’estetica è la madre dell’etica. Credo che anche l’estetismo manniano andasse in quella direzione. La realtà ha finito col perpetrare l’oltraggio che lo spirito nella sua pretesa forza creatrice pensava di potersi sentire come sciolto da lei, e invece non è così, anzi avviene esattamente l’opposto. Dunque, se la vita si impone allo spirito, la politica si è imposta umiliando l’arte e la letteratura che si credevano autonome e così purtroppo non è. Allora io coltivo il mio io nell’oscurità del mio spirito, my life in the bush of the ghost, come cantava David Byrne nel 1980, e come lui spingo al massimo la mia richiesta di estetismo come ultimo baluardo alla triviale generalizzazione e volgarizzazione dei fatti della vita, che è stata declassata a cronaca che non è neanche più storia.
da F. Cuomo, Saggio sulla vita offesa, Boopen, 2009
Finalmente Napoli si è attrezzata per la circolazione in bici, al pari delle metropoli nordiche e della pianeggiante Emilia. I detrattori avevano sempre sostenuto che non è una città adatta a questo antico ed elementare mezzo di circolazione, soprattutto per la morfologia della città stessa: arrampicata sulle colline e tutta discese , ahimè, salite.
Più che la pista ciclabile, può favorire la diffusione della due ruote la possibilità di poter accedere con essa alle funicolari ed evitare quindi exploit alla Pantani, che non tutti sono in grado di fare.
La mia preoccupazione è purtroppo un’altra.
La bicicletta è sintomo di civiltà e gentilezza, non solo perché è un veicolo assolutamente non inquinante e permette un salutare quanto benefico esercizio fisico a chi la adopera, ma anche e soprattutto perché è insitamente priva di prepotenza.
Già mi sembra un controsenso vedere non solo costose mountain-bike di ultima generazione, ma anche ferrivecchi arrugginiti, tirati fuori da ripostigli e cantine, incatenati a pali e cancelli. Seppur bisogna dire che anche a Milano o a Reggio Emilia le rastrelliere per parcheggiare le due ruote sono fornite di catenaccio per scoraggiare gli inevitabili ladruncoli, è solo a Napoli che ho visto ciclisti sfrecciare controsenso, senza dare la precedenza ai pedoni neanche sulle strisce.
Signore eleganti, che non avevano dimenticato di indossare qualche capo firmato né qualche altro status-symbol, percorrere tronfie il Chiatamone in senso vietato, guardandoti dall’alto in basso, come a dire: “sono in bici io, e me ne frego del codice!”
Ragazzini sfreccianti sul marciapiede, a via Pontano, per esempio, rigorosamente contromano, rischiando di arrotare chiunque. Cosa che con uno scooter, non osa nemmeno il più spregiudicato pirata della strada.
Da cosa dipende questa anarchia, dal fatto di considerare la bici più un giocattolo che un mezzo di trasporto, o perché non ha la targa?
Attenzione, dal momento che si circola su di una pubblica via bisogna sottostare alle regole e rispettare comunque la segnaletica.
Ma, e qui casca l’asino, o se preferite entra in gioco il famoso rovescio della medaglia: la bicicletta non è assicurata.
E se quando è stata ripescata dal dimenticatoio, si è tirato un sospiro di sollievo pensando al risparmio per il mancato pagamento della solita, esosa, assicurazione, non obbligatoria per le bici; in caso di incidente, chi paga?
Se un disgraziato, sul marciapiedi, od in una zona pedonale falcia qualcuno e gli fa male, cosa si fa? Lo si ferma pretendendo un risarcimento, oppure lo si lincia sul posto?
E, se un’auto, non necessariamente un tanto famigerato e criminalizzato SUV, ma una qualsiasi, normalissima utilitaria, procedendo, con pieno diritto, a 40 all’ora, nel suo senso di marcia investe un ciclista che arriva sparato contromano, e lo uccide, cosa succede?
Siate civili, amici ciclisti.
E soprattutto, ragazzi, statemi sani!
LUCA MUROLO
1 gennaio 2013
Bah! ogni anno è sempre uguale e se avessimo più sensibilità , capiremmo che apparteniamo ad un tempo ciclico e non lineare e che i greci e prima di loro gli indiani, stavano molto più avanti di noi che ci crediamo onnipotenti, solo perché abbiamo una tecnologia diversa dalla loro. I botti, i balli e la nostra disperata paura di essere inghiottiti dal niente. Mi assale sempre una voglia di silenzio, silenzio assoluto e, invece, eccomi a correre come tutti gli altri, a comprare piatti rossi e candele dorate a dire auguri a tutti a scambiarci baci veloci e senza intensità emotiva, a intossicarmi di carboidrati e zuccheri in eccesso e, alla fine urlare come un ossesso davanti ad una eiaculazione di spumante con tanto di botto. Il fatto è, che la maggior parte degli uomini ogni mattina aspetta una lettera: Il fatto che non arrivi o contenga notizie non belle vale per la maggior parte della gente comune come me e come tanti altri: Di solito più il destinatario è ricco più le notizie sono buone, così va il mondo. E allora tutti a sperare che arrivino lettere cariche di speranze e cariche di belle notizie. Sarebbe molto più semplice se riuscissimo a dare il giusto peso alle cose e godere dell’essenziale, come fanno i vecchi o, come appunto facevano i greci: il tepore di una bella giornata, la contemplazione del mare, una passeggiata o un caffè con un amico, un tranquillo pomeriggio di silenzio con mia madre, io che leggo e lei che legge. Insomma piccole cose quotidiane senza grandi e ingannevoli attese. Invece domani di nuovo di corsa, in corsa verso gli autoinganni del fare. Ah! Contemplazione ci vorrebbe e, appunto, tanto silenzio, invece urliamo, dichiariamo, ci affanniamo. Propongo per questo anno uguale agli altri tutto quello che puntualmente non riesco a fare ad essere o a praticare : distacco, quiete, meditazione, dieta, esercizio fisico, amabilità, ascoltare musica, come sto facendo ora, col sole che entra nella stanza grande e lo fa solo in questo periodo dell’anno. Insomma, solo se comprendessimo che tutto è sempre identico a se stesso, ma mai uguale, forse potremmo risparmiarci inutili affanni e soprattutto inutili illusioni e, nello stesso tempo potremmo far sparire dalle nostre vite tutti i venditori di fumo, tutti gli imbonitori. I tanti ciarlatani che promettono salvezza o cambiamenti e la smetteremmo finalmente di essere logorati da troppa tecnica e affamati di vita vera, vivremo con emozione purissima di adolescenti il ritorno della carne e del vino al posto di liofilizzati e gazzosa. Insommma ancora una volta tradisco il mio inizio, mi ero ripromesso il silenzio e invece scrivo. Come i greci insegnavano, la conoscenza è reminiscenza, così la filosofia moderna ci insegnerà che tutta la vita è una ripresa. Ripresa e reminiscenza rappresentano lo stesso movimento ma in direzione opposta, perché ciò che si ricorda è stato, ossia si riprende retrocedendo, mentre la falsa ripresa è un ricordare procedendo. Perciò la ripresa, ammesso che sia possibile, rende l'uomo infelice, mentre la reminiscenza lo rende felice, a condizione però che l'uomo si dia tempo per vivere e non cominci appena nato a trovare un pretesto per riandarsene, magari con la scusa di aver dimenticato qualcosa, rincorrendo le illusioni. Il solo amore felice è l'amore-ricordo. Scusate sto divagando. Il concerto di capodanno è finito, mamma è andata a riposare. C’è silenzio in casa, il sole sta scendendo, la televisione a volume quasi zero trasmette un cartone animato, sta finendo il primo giorno del 2013 o il milionesimo giorno dell’eternità?
Franco Cuomo
Art. 9
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
Venti anni fa' vi sarebbe bastato leggere la Costituzione per sapere cosa fare.
Ora è troppo tardi !
‘Cela est bien dit,’ répondit Candide, ‘mais il faut cultiver notre jardin.’”
Voltaire, Candide
E io ch’avea d’error la testa cinta,
dissi: "Maestro, che è quel ch’i’ odo?
e che gent’è che par nel duol sì vinta?".
Ed elli a me: "Questo misero modo
tengon l’anime triste di coloro
che visser sanza infamia e sanza lodo".
Dante
(Inf. III, 31-36)
Siamo nell’Eden, ma in un Eden di dolcissima pigrizia, dove si è invischiati e inghiottiti in una specie di miele corroborante. Vivere non è agire, lavorare, pensare, muoversi; ma stare seduto accanto a un fiume tranquillo, osservando le acque che scorrono, una goccia dopo l’altra, e diventare quelle acque. Tutto è immobile: il tempo è assolutamente fermo, e ognuno sogna che oggi sia come ieri, e domani come oggi.
Nessuno disturba l’uniformità di questa vita: il padre va su e giù nel salotto, ascoltando il rumore dei propri passi, la madre cuce e ricama, e avverte un lievissimo fruscio, il pendolo rintocca sempre eguale nella stanza da letto.
Da Oblomov di Ivan Goncharov
L'invidia è quella disposizione che induce l'uomo a godere del male altrui e rattristarsi per l'altrui bene.
Spinoza ( Etica) 1677
Se potessi vivere di nuovo la mia vita.
Nella prossima cercherei di commettere più errori.
Non cercherei di essere così perfetto, mi rilasserei di più.
Sarei più sciocco di quanto non lo sia già stato,
di fatto prenderei ben poche cose sul serio.
Sarei meno igienico.
Correrei più rischi,
farei più viaggi,
contemplerei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei in più fiumi.
Andrei in più luoghi dove mai sono stato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali, e meno problemi immaginari.
Io fui uno di quelli che vissero ogni minuto
della loro vita sensati e con profitto;
certo che mi sono preso qualche momento di allegria.
Ma se potessi tornare indietro, cercherei
di avere soltanto momenti buoni.
Chè, se non lo sapete, di questo è fatta la vita,
di momenti: non perdere l'adesso.
Io ero uno di quelli che mai
andavano da nessuna parte senza un termometro,
una borsa dell'acqua calda,
un ombrello e un paracadute;
se potessi tornare a vivere, vivrei più leggero.
Se potessi tornare a vivere
comincerei ad andare scalzo all'inizio
della primavera
e resterei scalzo fino alla fine dell'autunno.
Farei più giri in calesse,
guarderei più albe,
e giocherei con più bambini,
se mi trovassi di nuovo la vita davanti.
Ma vedete, ho 85 anni
e so che sto morendo.
Caro Presidente della Repubblica italiana forse hai letto l'Einaudi che fai citare nel tuo comunicato ma di certo non hai letto Borges quando scrive che " la censura esalta ciò che proscrive".
Probabilmente in clima balneare nessuno se ne frega di quello che è successo e sta succedendo. Ma a me la cosa sembra davvero gravissima non perchè siano state lese le prerogative del Capo dello Stato ma perchè il Capo dello Stato cerca di piegare la Legge alle sue ragioni... ed evidentemente alle sue paure.
L. C.
Non è vero - così come afferma Napolitano - che la Nazionale è lo specchio del Paese. Nello sport un selezionatore sceglie la sua squadra in base ai meriti degli atleti. Si possono non condividere le sue scelte ma certamente chi è deputato a decidere opta per quelli che secondo lui sono i più bravi e/o più funzionali ad un progetto. E di fatti siamo, nel calcio ed anche in tanti altri sport di squadra, delle eccellenze assolute in barba a politiche sportive ed infrastrutture inesistenti.
In quale altro settore del nostro Paese accade questo ?
Praticamente in nessuno
Caro Presidente, capisco lo scopo propagandistico delle sue parole, ma la Nazionale è solo lo specchio di un paese deriso dalla mediocrità
L. C.
La sanità è un altro tasto dolente del nostro paese. Sono convinto che ognuno di noi abbia una storia tragi-comica da raccontare in proposito; io più di una.
L’ultima che mi è successa si potrebbe intitolare: oltre il danno anche la beffa.
Da qualche mese sono il dialisi, inutile dire che la cosa ha cambiato radicalmente la mia vita e le mie abitudini, ma ho diritto al contrassegno H sull’automobile, cioè il permesso di posteggio per invalidi.
Decido di richiederlo alle autorità competenti, e qui inizia il calvario.
Ovunque vada mi guardano con diffidenza, come se cercassi di truffare qualcuno o di rubare qualcosa.
Il “leit motive” è: “Con tutti gli imbrogli che hanno fatto!”.
Mi ricorda un po’ la stessa motivazione che ci propinano per il fatto che a Napoli abbiamo l’assicurazione auto più cara d’Europa “con tutte le truffe che hanno fatto!”.
E chè, le ho fatte io!?
Così come me, la maggioranza dei miei concittadini, pur non avendo mai falsificato un sinistro, o fatto frode alcuna alle assicurazioni, si ritrova a pagare un premio altissimo; quasi come stesse acquistando un appartamento a Capri.
Perché non arrestare i colpevoli, o far comunque pagare a loro i disagi, invece che farli pesare sull’intera comunità?
Misteri dei nostri tempi.
O più semplicemente la strada più facile da seguire per le autorità: rifarsela con i più deboli.
Ritorniamo al famigerato contrassegno H.
Dopo aver atteso tempi biblici per La convocazione avanti ad una commissione che deve giudicare se io abbia o meno tale diritto, mi reco appunto a Scampia, dall’altro lato della città, rispetto a doveva risiedo, per far esaminare me stesso e i documenti in m io possesso relativi alla mia condizione clinica.
Sala d’aspetto stracolma.
Si prevedono tempi d’attesa notevoli.
E, come sempre a Napoli,la gente inizia a socializzare. Parla del propio problema e della propria storia.
Ed il ritornello è sempre quello: - Adesso, è difficile “ con tutti gli imbrogli che hanno fatto!”-.
Tutti hanno in mano grossi incartamenti, io,con i miei due certificati, mi sento meschino.
Dopo un paio d’ore, dopo aver assistito al solito furbetto che entra da dietro, finalmente è il mio turno.
Nella stanza, dietro una lunga scrivania, ci sono due medici. Un uomo ed una donna.
E’ lei che inizia ad interrogarmi, arcigna come la mia vecchia professoressa di latino al liceo, e come questa capace di chiedermi l’unica cosa su cui non ero preparato:
-La sentenza del tribunale è incompleta...
-Come?!- Rispondo io, cadendo dalle nuvole ma soprattutto terrorizzato di dover rifare tutto daccapo.
-No è motivata- il suo tono adesso è sadico, cattivo, si è accorta della mia paura e ci sta giocando come il gatto col topo.
Interviene il suo collega, che sembrava astratto in tutti altri pensieri, ma fortunatamente per me non lo era:
-Qui si dice che lei è in dialisi- dice sornione.
-Si- rispondo io, sollevato dal non dover più parlare con la megera.
-Quindi ha una fistola?- chiede con aria furba.
-Si.
-Me la faccia vedere- ora ti aggiusto io, sembra dire.
Glie la mostro, che la gente si confezioni delle fistole false?! Mi viene in mente in quel momento.
Poggia due dita sulla cicatrice che ho scoperto sul braccio destro, sente il sangue che pulsa in maniera artificiosa, e finalmente dice:
-Per me va bene.
Tiro un sospiro di sollievo, ma non è finita.
Dovrò aspettare ancora un mese per ritornare a ritirare i documenti, per poi portarli in un altro ufficio, anche questo in capo al mondo, che mi rilascerà una ricevuta, con la quale dopo un'altra settimana otterrò agognato permesso.
Che morale devo trarre da ciò, io, comune cittadino?
Meglio falso invalido che invalido vero!
Luca Murolo
Io vengo dalla Luna che il cielo vi attraversa, e trovo inopportuna la paura per una cultura diversa. Chi su di me riversa la sua follia perversa arriva al punto che quando mi vede sterza.
Vuole mettermi sotto sto signorotto che si fa vanto del santo attaccato sul cruscotto, non ha capito che sono disposto a stare sotto, solamente quando fotto.
Dai tempi di Achille Lauro, e forse anche prima, ma io non posso ricordarlo,colui che ricopre la carica di Sindaco di Napoli viene colto da uno strano morbo.
Totalmente dimentico di essere stato eletto dal popolo per svolgere un lavoro, siamo d’accordo, gravoso ed improbo, e diviene convinto di trovarsi seduto su quella poltrona per volere divino o diritto ereditario. E da qui i deliri di onnipotenza.
Prendendo in considerazione solo gli ultimi Vicerè, di Bassolino ricordiamo Piazza Plebiscito,perché di altre opere non se ne parlava nemmeno, solo di trasformazioni, perché non c’è una lira (ops, scusate, non c’è un euro)! Quindi un enorme posteggio, ammasso di ferraglie informe in pieno centro, diventa una delle più belle piazze d’Italia, ed oscura nella memoria di noi comuni plebei, le nefandezze che seguiranno.
Di Rosetta si ricorda il nulla, a voler essere buoni, altrimenti dobbiamo parlare delle stagioni della munnezza.
Gigino vuole passare alla storia come il creatore della più grande ZTL d’Europa. Delle dimensioni di una città emiliana, paralizza il traffico, linfa vitale di una metropoli e taglia completamente fuori dai giochi numerosi e tra i più antichi esercizi commerciali della nostra città.
Approfittando della kermesse velica della coppa America ha reso inagibile un’ area della città più vasta di quanto non fece il terremoto dell’ottanta.
Con la scusa di voler trasformare uno sport d’ elite, quale la vela, in una manifestazione popolare, ha trasformato la splendida e già ferita Villa Comunale di borbonica memoria, in una fiera di paese.
Benvenga via Caracciolo pedonalizzata, ma a patto di creare dei bar, degli chalet a modello di Mergellina, e perché no, epoche, dei lidi balneari, visto che le ultime analisi decretano che l’acqua di mare è pulita, e l’inquinamento è relegato in altre zone ed ha ricordi di altre.
Così è desolazione e squallore, tra poco si annoieranno anche i pedoni, ancora numerosi attratti dalla novità. Ma, diciamocelo, via Caracciolo era stata creata per la circolazione delle auto, come passeggiata lungomare e piuttosto scarna e bruttina.
Per non parlare delle centinaia di migliaia di cittadini che in questa gigantesca ZTL ci abitano, ci vivono e ci lavorano, ed ai quali è stata resa la vita impossibile.
Sono stati calpestati, con l’inganno della visibilità internazionale dovuta alla coppa America, e doppiamente ingannati con la promessa della provvisorietà, commercianti e restauratori che, oltre a pagare le tasse, pagano i fitti più cari di Napoli.
Come il suo predecessore, che affermava che il Napoletano se la cava sempre, ovvero può sopportare di tutto, sta tirando ulteriormente una già esageratamente già ristretta cintura.
Ma, si sa, il popolo ama i suoi sovrani, e prima di rivoltarsi e mandarli sulla ghigliottina, gli rivolge le suppliche: Gigino ripensaci!
Luca Murolo
A parte che ho ancora il vomito per quello che riescono a dire
Non so se son peggio le balle oppure le facce che riescono a fare.
Ligabue
Mi sono posto una domanda che vorrei girare a voi...
Ci si prepara all'amore?
Conoscendolo, lo si rende migliore?
Studiandolo riusciremo a renderlo eterno?
Beh, se c'è qualcosa che ho imparato da questo sentimento, è la sua intangibilità la sua sfrontatezza, il suo invitarsi senza preavviso...
L'amore è forse DIO; non l'abbiamo mai visto, eppure nei secoli abbiamo creduto, lottato, discusso, imparato, sperato e scacciato e senza avere la minima idea di che faccia abbia e nessuna
prova della sua esistenza,
noi ci crediamo. E chi non crede comunque si affanna tutta la vita a mandarlo via, o a provare la sua non esistenza.
E allora mi chiedo, Cos'è l'amore?
L'amore in un fiore è il profumo
In uno strumento la musica,
In un piatto, il sapore...
Di una tela, i colori
delle stelle la luce, in una donna il suo sorriso...
è forse l'anima, o l'essenza delle cose?
L'amore è la vita che muove l'universo, è il genio dell'uomo...
La consapevolezza d'amare ci ha resi creativi, premurosi, gentili, sognatori, delicati e sfrontati, coraggiosi, incoscienti.
Ci ha portato a gesti del tutto irrazionali, ma nell'attimo, nulla ci è apparso più sensato.
L'amore degl'altri a volte è banale, sì, ci sembra ridicolo.
A volte proprio non riusciamo a non sorridere o a innorridire dinanzi a due amanti che si scambiano carinerie e carezze agli angoli di strada.
Ma le nostre sere vuote in cui desideravamo ardentemente l'amata andata erano cosi simpatiche?
No, io non so cos'è l'amore, ma se anche non ne conoscessi il nome, nè avessi letto alcuna poesia o canzone so che ne continuerei a parlarne.
So che lo proverei comunque, e me ne innamorerei ugualmente.
Scusatemi se non vi ho fornito alcuna risposta ma credo che l'amore popoli i cuori ignoranti.
Oggi, manco a farlo a posta...
Sono quattro anni che stiamo insieme...
e anche se non so cos'è l'amore, so che dovessi dargli un volto sarebbe sicuramente il tuo.
Antonio Tammaro
Il fascino che una persona esercita su un'altra
non sta in ciò che mostra della sua personalità
nell'istante preciso dell'incontro
... ma...
nella sintesi del suo intero essere,
che rilascia questa droga potente che
cattura l'immaginazione e genera il legame.
Anais Nin
Questa partita la possiamo vincere, perdere o pareggiare.
Vujadin Boskov
Quis custodiet ipsos custodes?
Chi controllerà i controllori?
Giovenale
Per scoprire il valore di un anno,
chiedi a uno studente che è stato bocciato all'esame finale.
Per scoprire il valore di un mese,
chiedi a una madre che ha messo al mondo un bambino troppo presto.
Per scoprire il valore di una settimana,
chiedi all'editore di una rivista settimanale.
Per scoprire il valore di un'ora,
chiedi agli innamorati che stanno aspettando di vedersi.
Per scoprire il valore di un minuto,
chiedi a qualcuno che ha appena perso il treno, il bus o l'aereo.
Per scoprire il valore di un secondo,
chiedi a qualcuno che è sopravvissuto a un incidente.
Per scoprire il valore di un millisecondo,
chiedi ad un atleta che alle Olimpiadi
ha vinto la medaglia d'argento.
Nella comunità stabilirei che ogni cosa si dovesse regolare all'opposto di quel che si fa per solito. E difatti non ammetterei alcuna sorta di traffico. Né i magistrati avrebbero autorità alcuna. La cultura dovrebb'essere affatto sconosciuta. Le ricchezze, la povertà, gli impieghi servili non dovrebbero esistere. Né contratti, né diritti di successione, né confini, né divisioni di terre, né coltivazioni, né vigne: nulla di tutto questo. Non si dovrebbero conoscere alcun uso del metallo, né del grano, né del vino, né dell'olio. E nessuna sorta di occupazione. Tutti in ozio. Tutti, nessuno escluso. Ed anche le donne, ma innocenti e pure.
Da La tempesta di Shakespeare
Pacta sunt servanda
I patti devono essere osservati.
L'Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a una minoranza. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini.
Art. 2 della Costituzione europea ancora non vigore perchè non approvata da diversi Stati
Amo ferocemente, disperatamente la vita. E credo che questa ferocia, questa disperazione mi porteranno alla fine. Amo il sole, l'erba, la gioventù. L'amore per la vita è divenuto per me un vizio
più micidiale della cocaina. Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile.
Come finirà tutto ciò? Lo ignoro.
P.P. Pasolini
Il mio nemico non ha divisa
ama le armi ma non le usa
nella fondina tiene le carte visa
e quando uccide non chiede scusa
Daniele Silvestri
La paura governa il genere umano. Il suo è il più vasto dei domini. Ti fa sbiancare come una candela. Ti spacca gli occhi in due. Non c'è nulla nel creato più abbondante della paura. Come forza modellatrice è seconda solo alla natura stessa.
Nessuno ha mai saputo perche' Marcellus ha buttato Tony fuori da una finestra dal quarto piano, tranne Marcellus e Tony... quando voi maschiacci vi riunite siete peggio di un circolo di cucito...
Mia Wallace (Uma Thurman) in Pulp Fiction
Si esce poco la sera compreso quando è festa
e c'è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra,
e si sta senza parlare per intere settimane,
e a quelli che hanno niente da dire
del tempo ne rimane.
Lucio Dalla
Oh, l'avvenire... L'hanno creato solo per rovinarti il presente.
B. Bardot
Una volta aver provato l'ebrezza del volo, quando sarai di nuovo coi piedi per terra, continuerai a guardare il cielo.
Leonardo da Vinci
"Noodles, cos'hai fatto in tutti questi anni?"
"Sono andato a letto presto".
Da C'era una volta in America di Sergio Leone
Quando non hai più uno scopo è come se fossi rotto.
Dal film Hugo Cabret di Martin Scorsese
È buffo. Basta che diciate qualcosa che nessuno capisce e fate fare agli altri tutto quello che volete.
Jerome David Salinger
Quando un uomo si mette a letto, quasi tutti i suoi amici hanno un desiderio segreto di vederlo morire; gli uni per constatare che aveva una salute inferiore alla loro; gli altri, nella speranza disinteressata di studiare un’agonia.
Charles Baudelaire
He Profits Most Who Serves Best
Chi serve meglio profitta di più.
Paul Harris
Forse per il mondo sei solo una persona, ma per qualche persona sei tutto il mondo.
Gabriel García Márquez
Il sovrano, con la giustizia, rende stabile il paese; ma chi pensa solo a imporre tasse, lo rovina.
tratto da La Bibbia
Queste non sono cose che si dicono in faccia, queste sono cose che vanno dette alle spalle.
Massimo Troisi
Insomma, davanti alla storia e davanti al popolo francese, la grande gloria di Napoleone III sarà stata di provare che il primo venuto può, impossessandosi del telegrafo e della Stampa nazionale, governare una grande nazione.
Imbecilli sono quelli che credono che simili cose possono compiersi senza il permesso del popolo, - e che credono che la gloria non possa poggiarsi che sulla virtù!
I dittatori sono i domestici del popolo, - niente di più, un ruolo fottuto d’altronde, e la gloria è il risultato dell’adattamento di uno spirito alla stupidità nazionale.
Charles Baudelaire, Diari intimi
Ed ho imparato a bere sempre un sorso in più...un giorno potrei avere sete.
Carmen Consoli
Prega come se tutto dipendesse da Dio e lavora come se tutto dipendesse da te.
Ignazio di Loyola
Due volte sciocco colui che, svelando un segreto ad un altro, gli chiede caldamente di non farne parola con nessuno.
Miguel de Cervantes y Saavedra
L'amour est à réinventer, on le sait.
L'amore è da reinventare, si sa.
...e così hai ripreso a fumare - a darti da fare
è andata come doveva - come poteva
quante briciole restano dietro di noi
o brindiamo alla nostra o brindiamo a chi vuoi,
"Il popolo" sogghignò il vecchio "il popolo... Il popolo cornuto era e cornuto resta: la differenza è che il fascismo appendeva una bandiera sola alle corna del popolo e la democrazia lascia che ognuno se l'appenda da sé, del colore che gli piace, alle proprie corna..."
Leonardo Sciascia
Silenzi luminosi che dicono più di quel che tacciono...
Il mondo intero è in quel che diciamo e tutto illuminato da quel che omettiamo...
Daniel Pennac
Dato che la fede negli dèi non è stata imposta né da una qualche autorità, né da una consuetudine né da una legge, ma è fondata sull'unanime consenso di tutti, se ne deve necessariamente dedurre che gli dèi esistono dal momento che ne possediamo il connaturato o, per meglio dire, l'innato concetto. Dato quindi che ciò che il naturale consenso di tutti gli uomini ammette non può non essere vero, siamo costretti a convenire che gli dèi sono una realtà.
Marco Tullio Cicerone
Rock'n roll, rock'n roll
pe tutt'e figli 'e papà
travestiti 'a intellettuali
ca nun tenono genio 'e faticà'
Pino Daniele
Qui ad Atene noi facciamo così.
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell'eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito...
Là dove vien meno il biasimo della comunità cessa anche la repressione degli impulsi malvagi, e gli uomini si abbandonano ad atti di crudeltà, di perfidia, di tradimento, di brutalità, che sembrerebbero incompatibili col livello di civiltà che hanno raggiunto.
Sigmund Freud
Prima pagina venti notizie
ventuno ingiustizie e lo Stato che fa
si costerna, s’indigna, s’impegna
poi getta la spugna con gran dignità...
F. De Andrè
E' il filo di un aquilone
un equilibrio sottile
non è cosa ma è come
E' una questione di stile.
N. Fabi
Notre Père qui êtes aux cieux
Restez-y
Et nous nous resterons sur la terre
Qui est quelquefois si jolie...
Jacques Prévert
Questa faccenda del mentire e del dire la verità è una lunga storia, è meglio non azzardare giudizi morali assoluti perché, se daremo tempo al tempo, arriverà sempre il giorno in cui la verità
diventerà menzogna e la menzogna si trasformerà in verità.
José Saramago
Coloro che dicono che il mondo andrà sempre così come è andato finora contribuiscono a far sì che l'oggetto della loro predizione si avveri.
Immanuel Kant
D'una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà ad una tua domanda.
Italo Calvino
Si può passar sopra a un morso di lupo, ma non a un morso di pecora.
James Joyce
L'uomo ama alla follia creare e costruire strade, è indiscutibile. Ma come mai ama anche alla follia la distruzione e il caos? Ecco, provate a dirmelo! Ma su ciò ho voglia anch'io di dire due parole. Non sarà che egli ami la distruzione e il caos (e non c'è dubbio che qualche volta li ami molto) perché teme istintivamente di raggiungere lo scopo e di terminare l'opera in costruzione?
Fëdor Michajlovic Dostoevskij
È molto più facile essere un eroe che un galantuomo. Eroi si può essere ogni tanto, galantuomo sempre.
Luigi Pirandello