Jorge Luis Borges, è nato il 24 agosto 1899 a Buenos Aires. Dal 1914 al '21 segue i suoi genitori in Europa. Frequenta gli studi a Ginevra e in Spagna.
Nel 1925, Borges incontra Victoria Ocampo, la musa che sposerà quarant'anni dopo. Con lei stabilisce un'intesa intellettuale destinata a entrare nella mitologia della letteratura argentina.
L'attività pubblicistica di Borges è infaticabile. Borges è afflitto da una forma incurabile di miopia, la cecità progressiva, da fattore fisiologico, esplode con virulenza in un nucleo
metaforico che nutre l'opera narrativa di Borges e ne alimenta la leggendaria visionarietà.
Tra il '33 e il '34, tale visionarietà sfocia nell'invenzione della storia come menzogna, come falso, plagio, parodia universale. Nel 1938 lo scrittore ha un incidente che lo costringe per
parecchio tempo all'immobilità, dopo un attacco di setticemia che ne minaccia gravemente la vita.
Questa drammatica situazione provoca in Borges il terrore di una perdita totale di creatività. Nulla di più falso. Negli anni della malattia, lo scrittore argentino concepisce alcuni tra i suoi
capolavori, che vengono raccolti e pubblicati nel '44 col titolo di Ficciones. A distanza di cinque anni escono anche i racconti di Aleph.
A questo punto, Borges è uno dei maggiori scrittori argentini di tutti i tempi. Virtuosista di razza, conferma la sua fama scendendo sul piano della saggistica pura, con le sue Otras
Inquisiciones (1952).
Nel 1955 Borges viene nominato direttore della Biblioteca Nazionale, ciò che aveva sempre sognato di fare. Con spirito eminentemente borgesiano, lo scrittore commenta così la nomina: "E' una
sublime ironia divina ad avermi dotato di ottocentomila libri e, al tempo stesso, delle tenebre".
E' l'inizio di un lungo e fecondissimo tramonto, nonostante la morte avvenga molto più tardi, il 14 giugno 1986. Accanto a Borges è la sua seconda moglie, l'amatissima Marìa Kodama.
Labirintica, regno di specchi e falsi piani, l'opera di Borges ha stabilito il primato della linea fredda, trionfante nella prosa latina fino all'avvento del Realismo Magico di Garcia
Marquezche pure è una diretta emanazione delle suggestioni visionerie dello scrittore argentino. Non è possibile pensare alla tradizione postmoderna, alla
letteratura diCalvinoe diEcosenza l'esistenza dei libri di Borges, autentico giardino in cui i sentieri si
biforcano e si uniscono nel medesimo istante.
Il sistema filosofico di Borges Borges ricorda che la preoccupazione filosofica fu sua fin da bambino, quando il padre gli rivelò, con l'aiuto di una scacchiera, i paradossi diZenone: Achille e la tartaruga, il volo immobile della freccia, l'impossibilità del
movimento.
Essi gli forniranno da un lato le basi del suo pensiero su infinito, tempo e realtà, e dall'altro lo spunto per la costruzione delle sue inquietanti situazioni al limite: essi sono dunque i
fondamenti della sua opera, che possiamo ben caratterizzare come una letteratura del paradosso.
Il Paradosso di Borges Borges ammette ciò che tutti gli idealisti ammettono, il carattere allucinatorio del mondo, ma l'uso che Borges fa dei paradossi è paradossale esso stesso. In essi
unsognocosì ben sognato da sembrare realtà si tradisce, e ci permette di
svelarne la finzione: "Noi abbiamo sognato il mondo. Lo abbiamo sognato resistente, misterioso, visibile, ubiquo nello spazio e fermo nel tempo; ma abbiamo ammesso nella sua architettura tenui ed
eterni interstizi di assurdità, per sapere che è finto"
Una tale posizione è sorprendente non tanto per il suo contenuto filosofico, quanto per il suo contesto geografico: essa si situa infatti in una linea di pensiero orientale. Pensiamo, ad esempio,
al cantonese Huineng, sesto patriarca delBuddismo Zen: la sua via
per l'eliminazione dell'io e della realtà passava appunto attraverso i paradossi. Oppure alla scuola Rinzai, una della due principali dello Zen giapponese, che a tutt'oggi usa il paradosso nella
forma delkoanper raggiungere il risveglio, o satori.
Stimolato dai paradossi, che lo spinsero a dubitarne la realtà ed a contemplarne l'infinità, Borges trovò nel tempo una fervida sorgente di pensieri e di ispirazione, e ad esso dedicò una serie
di mirabili saggi.
Borges ritiene il tempo "un tremulo ed esigente problema, forse il più importante dellametafisica". Egli è sensibile alle sue inerenti oscurità: ad esempio, che non se ne può
determinare la direzione (impossibile da verificare), o che non lo si può sincronizzare (se il tempo è un processo mentale, come possono condividerlo migliaia di uomini, o anche due soli uomini
diversi?).
La sua spiegazione dell'eternità è, come al solito, paradossale: "il numero di tutti gli atomi che compongono il mondo è, benché smisurato, finito; e perciò capace soltanto di un numero finito
(sebbene anch'esso smisurato) di permutazioni. In un tempo infinito, il numero delle permutazioni possibili non può non essere raggiunto, e l'universo deve per forza ripetersi".
Viaggiando nel tempo e nello spazio, Borges scoprì l'infinito anche nella letteratura orientale, a partire da quella araba delle Mille e una notte: un libro che va "dipanando una serie infinita
di atti impersonali compiuti da uno qualunque o da nessuno". Egli ne ricorda la notte centrale, "dove la regina Shahrazad (per una magica distrazione del copista) si mette a raccontare
testualmente la storia delle Mille e una notte, a rischio di tornare un'altra volta alla notte in cui racconta, e così all'infinito". "In quella notte il re ode dalla bocca della regina la
propria storia. Ode il principio della storia, che comprende tutte le altre, e anche - in modo mostruoso - se stessa".
Borges fu un gran sacerdote del culto dei libri, la sua vita fu "consacrata meno a vivere che a leggere", e la sua memoria registrò più i libri che lesse che le cose accadutegli. Egli si spinse
al punto di affermare che l'uomo è ciò che legge, non ciò che scrive.
Tale affermazione rivela una vera e propria mistica della lettura: essa si manifestò nelle credenze che la differenza fra autori e lettori sia "banale e fortuita", che fra di essi si instauri "un
dialogo, una forma di relazione", "una collaborazione e quasi una complicità", e che "i buoni lettori siano cigni anche più tenebrosi e rari che i buoni autori". In una parola, che la lettura sia
un atto creativo.
Opere di Borges Le prime opere di Borges sono poesie di argomento soprattutto argentino. Tra queste prime opere, è possibile segnalare un gruppo che rivela una tendenza
allariflessionee al lavorìo intellettuale sulla e della memoria, che
sarà poi una caretteristica del Borges successivo: Fervore di Buenos Aires (Fervor de Buoens Aires, 1923), Luna di fronte (Luna de enfrente, 1925), Quaderno di San Martín (Cuaderno de San Martín,
1929).
Negli anni Trenta è il passaggio alla prosa. Scrive la biografia "inventata" di Evaristo Carriego (Evaristo Carriego, 1930), i racconti "falsificati" di Storia universale dell'infamia (História
universal de la infamia, 1933), e i saggi, a carattere divagante: Discussione (Discussión, 1932), Storie dell'eternità (História de la eternidad, 1935).
Le cose migliori sono probabilmente i racconti di Finzioni (Ficciones, 1944), e L'Aleph (El Aleph, 1949). Borges qui trova il suo stile e il suo contenuto, consistente nell'arte di inventare una
trama su rari e complessi riferimenti libreschi e eruditi. Borges usa le cifre di una mitologia letteraria in cui sono presenti quali simboli alcuni elementi: la biblioteca,il labirinto, gli scacchi, lo specchio. Rientrano in questo universo il senso
imprecisato dello spazio e del tempo, e l'uso di "generi" letterari definiti all'epoca "minori" come il poliziesco.
Con la definizione di questo "universo borgesiano", le sue opere si concentrano sempre di più: le prose de L'artefice (El hacedor, 1960), L'elogio dell'ombra (El elogio de la sombra, 1965); i
racconti: Il manoscritto di Brodie (El informe de Brodie, 1970), Il congresso (El congreso, 1971), Il libro di sabbia (El libro de arena, 1975); le pagine di viaggio di Atlante (Atlas, 1984). Nei
libri di poesia Borges accentua gli elementi discorsivi e filosofici: L'altro, lo stesso (El otro, el mismo, 1964), L'oro delle tigri (El oro de los tigres, 1972), La moneta di ferro (La moneda
de hierro, 1976), La cifra (La cifra, 1979).
Opere di saggistica sono: Altre inquisizioni (Otras inquisiciones, 1960), Nove saggidanteschi(Nueve ensayos dantescos, 1982).
In collaborazione con Bioy Casares, Borges ha scritto: Sei problemi per don Isidro Parodi (Seis problemas para Don Isidro Parodi, 1942), Un modello per la morte (Un modelo para la muerte, 1946),
Cronache di Bustos Domecq (Crónicas de Bustos Domecq, 1967).
In collaborazione con Margarita Guerrero ha scritto: Manuale di zoologia fantastica (Manual de zoologia fantástica, 1957) ristampato poi con aggiunte e con il titolo Il libro degli esseri
immaginari (El libro de los seres imaginários, 1968).