
Il Calcio è un gioco ed uno sport, ma anche rivincita sociale e sfogo e distrazione da una vita sempre più complicata da affrontare, con slalom tra difficoltà economiche e personali.
E quindi, come tale, non va sottovalutato.
A molti non piace vedere 22 uomini in calzoncini rincorrere una palla, molti altri invece apprezzano la bellezza e la complessità degli schemi di gioco ed i virtuosismi dei campioni.
Altri ancora sono infiammati dalla passione di quella malattia chiamata “ tifo “, che spesso acceca e fa vedere le cose in maniera poco obiettiva, conforme al proprio campanile.
Ma come recita l’acronimo della federazione: FIGC, Federazione Italiana Gioco Calcio, è pur sempre un gioco, dove la vittoria dovrebbe alternarsi tra i vari partecipanti, e non essere monopolio di pochi. Tra i più bravi, ovviamente, che quasi sempre sono, e de Coubertain non me ne voglia, i più ricchi. Quelli dotati di più mezzi economici, che si traducono in mezzi tecnici.
Ma mai i più prepotenti.
E sabato sera abbiamo assistito ad un vero e proprio atto di prepotenza.
La squadra che spesso vince e domina per la bravura dei suoi calciatori, e mi riferisco alla Juventus, che vuole comunque dettar legge anche quando non ci riesce sul campo, nel rispetto del gioco e dei suoi regolamenti.
Piegarli sempre ai suoi voleri ed al proprio tornaconto non è possibile!
E qui forse, casco io nel campanilismo, ma gli episodi di Pechino sono ancora freschi.
Eppure abbiano fatto buon viso a cattivo gioco, si volta pagina e si va avanti.
L’arbitro è un essere umano, e come tale può sbagliare, e di errori arbitrali ne sono pieni i campionati. Non solo il nostro, ma tutti!
Non era forse un dirigente bianconero a dichiarare, poche settimane fa, che alla fine dei giochi, la somma degli errori, nella media, li avrebbe mandati tutti praticamente in pari, quindi annullandoli, senza favorire nessuno?
Lo stesso ha accusato apertamente un arbitro di favoritismi, mentre tutta la panchina della sua squadra, allenatore in testa, gli si scagliava addosso cercando di intimidirlo per condizionarne la decisione.
E come faccio io, Napoletano, a non pensare a quei generali Savoia, che dopo aver raso al suolo interi paesi inermi, chiamavano Briganti quei pochi patrioti superstiti?
Attenzione, perché dopo 150 anni, noi siamo tutti Italiani, e senza nessun sentimento palestinese di rivalsa, ci alziamo alle note di Fratelli d’Italia, ma un comportamento simile va punito, nel nome della giustizia morale e, senza voler sembrare altisonante, nel nome dell’Unità d’Italia.
Altrimenti non ci crediamo più, che non siamo stati colonizzati, che non esistono cittadini di serie B, che siamo tutti uguali.
Fortunatamente, mentre scrivo, mi giunge notizia che i colpevoli di questo atto di prepotenza, sono stati sanzionati.
Viva l’Italia!
LUCA MUROLO
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